La stampa tunisina ha duramente criticato il mancato arresto del leader di un gruppo salafita jihadista, ricercato dopo l’attacco all’ambasciata americana, e che ha pregato in pieno centro di Tunisi senza che la polizia presente intervenisse.
“Non solamente non si nasconde, ma osa sfidare tutto il sistema (…) non cè alcun dubbio che è il topo che sfida il gatto”, ha sottolineato il Quotidiano. “Colpevole o innocente, il minimo che si poteva fare era arrestare il sospettato se non altro per salvare le apparenze”, ha proseguito il giornale.
Seif Allah Ibn Hussein – alias Abu Iyadh – capo della corrente “Ansar al sharia” (Sostenitore della sharia) ha pregato nel pomeriggio nella moschea al Fatah del centro di Tunisi, attorniato dai suoi sostenitori e se ne è andato malgrado la presenza in gran numero, all’inizio della sua preghiera, delle forze di sicurezza venute ad arrestarlo.
Abu Iyadh ha accusato ieri nella sua preghiera la polizia di avere provocato i manifestanti, che hanno attaccato l’ambasciata americana venerdì e reclamato a gran voce le dimissioni del ministro degli Interni Ali Larayedh.
18 settembre 2012
TMNews
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